Esiste una storia d’amore che tutti dovrebbero conoscere e vivere almeno una volta nella vita: quella tra una destinazione turistica e le sue persone.
Esiste, poi, un’altra storia d’amore ricca di sguardi e di emozioni, nonostante sia finita: quella tra l’artista serba Marina Abramović ed il suo compagno di vita Ulay.
Bruno Bertero si presenta sul palco della terza edizione di InspiringPR raccontandoci un segreto fatto da quel dialogo tra due persone all’interno del quale si nasconde il perfetto piano di marketing territoriale. Direttore Marketing di PromoTurismoFVG ma anche Co-fondatore e Amministratore Delegato di Four Tourism Srl – società esperta in consulenza in management della destinazione attraverso azioni di marketing territoriale – Bertero ha fatto emozionare il pubblico con le sue parole e con le immagini della performance al MoMa di New York.
Si tratta, infatti, di un esempio efficace che «pone l’esplorazione delle relazioni tra l’artista ed il pubblico» offrendo spunti interessanti per chi vuole occuparsi di consulenze turistiche. Occorre, però, fare una precisazione: sempre più spesso, chi gestisce piani marketing agisce dimenticandosi che i territori sono fatti di persone che lasciano tracce, comportamenti e reazioni. Invece, queste informazioni – che normalmente si cerca di non ascoltare – rappresentano per il turista sia un’esperienza quotidiana ma soprattutto un accrescimento personale. Ed è qui che entra in gioco il turismo di motivazione che colloca il territorio al centro dell’offerta.
L’aspetto più interessante della performance di Marina Abramović è che «il pubblico osserva se stesso e l’osservatore diventa osservato». Come sostiene Bruno Bertero «è fondamentale per una destinazione che vuole evolvere ascoltare queste esperienze perché è attraverso gli occhi dei nostri visitatori che modifichiamo quelle che sono le nostre convinzioni».
Ecco il punto:
Osservare. Osservare il territorio. Osservare gli operatori del territorio. Osservare i comportamenti che i turisti hanno sopra il territorio. Ma bisogna anche saper ascoltare perché è nell’ascolto di queste esperienze che si vive quello che il territorio diventa.
E così, come il dialogo silenzioso dell’artista serba diventa un’esperienza forte per il pubblico, anche il piano marketing deve sapersi conformare in funzione delle azioni dei turisti. Difatti, i visitatori sono i migliori testimonial di una destinazione perché, se un territorio è stato in grado di emozionare, porteranno con sé un ricordo e nel portarlo a casa ne saranno i primi promotori.
Uno dei momenti più intensi dell’esibizione al MoMa è stato quando Marina Abramović, a sua insaputa, si ritrova Ulay seduto davanti ai suoi occhi. Questo gesto dimostra che le nostre destinazioni hanno un’incapacità di fondo che è quella di lasciarsi permeare dalle emozioni che i visitatori portano sul nostro territorio. Ciò accade perché esiste una forma di rigidità dei nostri operatori e dei nostri strumenti di promozione che non permettono il cambio istantaneo di quello che è il comportamento.
Ma è con Ulay che l’artista serba “infrange” le rigide regole della sua performance accettando di allungare le mani fino a toccare quelle dell’ex amante. Questo è il vero senso della costruzione di un piano marketing:
la capacità di lasciare le nostre regole e di andare verso i turisti che stanno cambiando l’esperienza e le convinzioni mettendoci nella condizione di migliorare quello che è il posizionamento delle destinazioni nel loro cuore.