Parlare di dialogo, dopo Brexit, non è facile. Non è facile perché c’è confusione, non è facile perché c’è caos, non è facile perché c’è paura. Ci sono tanti dubbi che non si riescono a placare e altrettanti punti interrogativi a cui non si riesce ancora a trovare risposta. Ci sono i se e i ma, e poche, vacillanti certezze.
Parlare di impresa, di fabbrica, dopo Brexit, è forse una sfida ancora più difficile. Perché i dubbi e le incertezze più forti, quelli che ti lasciano vedere il mondo un po’ più nero di quel che è in realtà, pressano con maggior forza la mente di un imprenditore, e annebbiano la vista e i pensieri, e non ti fanno essere abbastanza lucido da vedere che una soluzione, in mezzo a tutto questo caos, questi dubbi, questo nero, forse c’è. Ed è più a portata di mano di quanto sembra.
Mariacristina Gribaudi sale sul palco di InspiringPR come speaker, ma non solo. A due giorni dall’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, con tono fiero e deciso si definisce, “oggi più che mai, cittadina europea”, prima che imprenditrice, donna, madre di sei figli “espatriati” e, dopo un caldo invito a pensare ad un’Europa unita per le nuove generazioni, ci racconta quella che definisce la “quarta rivoluzione industriale”. Una rivoluzione che parte dall’interno della fabbrica, dove devono essere superati i consueti, ormai datati e inadatti modelli culturali che da sempre condizionano la nostra vita e il nostro lavoro, per lasciar spazio a nuovi modelli, nuovi approcci, nuove culture, da cui poter ripartire e con cui far crescere quei giovani che saranno gli uomini e le donne di domani.
Presidente della Fondazione Musei Civici di Venezia e Amministratrice Unica di Keyline S.p.A., la Gribaudi, con voce commossa, ha raccontato davanti al pubblico di una Scuola Grande di San Giovanni Evangelista gremita il dialogo tra impresa e cultura. Impresa, o fabbrica, come preferisce definirla, dove, prima di essere lavoratori, le persone sono persone, e tra loro parlano, e si confrontano, e trasformano il luogo di lavoro in un luogo d’incontro, un luogo di emozioni.
Non possiamo pensare la fabbrica soltanto come luogo di profitti, perché i profitti si raggiungono con le persone.
E così, anche la gestione di una fabbrica, o di una fondazione, deve tener conto della presenza delle persone, perché all’interno di ogni impresa, così come di ogni fondazione, “ci sono le persone, ed è lavorando con le persone che si ottengono i risultati”. Da dove parte allora la quarta rivoluzione industriale? Da una fase importantissima che, troppo spesso, in troppi sottovalutano: l’ascolto. “Dobbiamo comprendere le emozioni che ci sono all’interno”, continua la Gribaudi, “anche se è difficile, quando si parla di fabbrica, parlare di emozioni”. Un binomio che sicuramente non viene preso abbastanza in considerazione, ma su cui si può e si deve lavorare, per trasformare la fabbrica in una scuola di vita e poter costruire un team di successo, dove tutti possono aiutarsi e contare l’un sull’altro. “Molti dimenticano che quando parliamo di fabbrica parliamo di persone, e le persone si relazionano con le emozioni”.
Il modello su cui si fonda la nuova impresa riprende l’ideale del puzzle, gioco nel quale, per ottenere il risultato finale, ogni singolo pezzo risulta importante.
Così nella fabbrica si andrà a costruire una rete nella quale, ad ogni nodo, corrisponderà una persona: in questo modo, tutti coloro facenti parte di quella realtà potranno sentirsi davvero protagonisti, un tassello unico e inconfondibile per la riuscita del progetto. Questo significa, per la Gribaudi, innovare: sperimentare approcci diversi, sfatando i luoghi comuni, diventando un po’ maratoneti e un po’ surfisti. Perché “essere una maratoneta vuol dire essere abituati alla resilienza, essere una surfista vuol dire essere abituati non tanto a cavalcare l’onda, ma ad andare controcorrente”. Due abilità vitali per chiunque, un po’ di più per chi vuol essere un innovatore e vuole sfidarsi continuamente a fare il possibile, ad alzare l’asticella, a migliorarsi di giorno in giorno, e a migliorare anche gli altri, a far sbocciare talenti, a far sì che possano ottenere risultati significativi.
La resilienza, in particolare, è per la Gribaudi una molla basilare su cui far leva, soprattutto in situazioni come quella che stiamo vivendo (la Brexit, ndr), situazioni difficili, di costante esitazione, “che ci possono mettere davvero in difficoltà come persone”. Una dote che risulta essere necessaria specialmente per la creazione di un futuro, nel quale vanno inevitabilmente mixati due elementi: le esperienze e la maturità professionale con il talento e la creatività dei giovani, affinché “le loro emozioni e i loro sogni si intreccino con il fare fabbrica”, e con il farlo in Italia, senza avere l’esigenza di espatriare in cerca di un futuro migliore.
La collettività europea sta certamente attraversando uno dei suoi momenti più bui. C’è confusione, c’è caos, c’è paura. Ci sono dubbi, ci sono punti interrogativi, ci sono i se e i ma, soprattutto per gli imprenditori. Ma c’è un ma più determinato di tutti gli altri, la probabile soluzione a questa grande incertezza, e ogni singolo impresario ce l’ha a portata di mano: la soluzione sono le persone.