di Federica Zar
Parleremo di “dialogo” a InspiringPR 2016 (Venezia, Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, sabato 25 giugno) perché nella moderna società della comunicazione proprio il confronto di idee, tra due o più persone, corre dei rischi. E potrebbe svuotarsi di significato.
L’attività discorsiva avviene in condizioni di pluralità: ci si parla perché si è diversi, molteplici, perché le opinioni, le credenze, gli interessi sono differenti. Il discorso ha la caratteristica di condividere stati, emozioni e decisioni.
La “singolarizzazione” della società mette in crisi la rappresentazione di ciò che abbiamo in comune: si partecipa solo quando la condivisione è piena, ma appena avvertiamo la distanza subentrano disaffezione e distacco.
Oggi è più facile produrre una rappresentazione collettiva sulla base di una visione negativa o interdittiva. Le identità che popolano la scena moderna spesso sono tenute insieme dalla condivisione di veti, di opposizioni, di proteste, più che dal progetto, dalla proposta, da un’idea di futuro.
È chiaro, quindi, che il soggetto contemporaneo è meno capace di dialogare con l’Altro, dato che presupposto del dialogo è la capacità di entrare in contatto con la propria interiorità e di ascoltare, rispettare (anche se la si contrasta) quella dell’Altro.
Le nuove tecnologie della comunicazione sono lo specchio della difficoltà dell’individualismo moderno, nello stesso tempo la causa del suo aggravarsi. Nello scenario del digitale e dei social questa tendenza si rafforza, si distorce al punto che sempre più spesso si creano followers, gruppi, aree discorsive, in cui si “frequentano” e si è amici solo delle persone che condividono le stesse idee. Si creano bolle di uniformità e conformismo attorno ai temi più diversi.
Le nuove tecnologie rischiano di diffondere un modello di mondo chiuso che esclude gli altri mondi possibili. Gli individui che non dialogano s’impoveriscono.
La teatralità del web, la sua spinta all’esibizione favoriscono questa divisione dell’Io, mortificano la verità partecipativa del dialogo: le persone tendono a essere profili, il tempo viene spezzettato in frammenti di attenzione, il dialogo sulla complessità di chi siamo passa in secondo piano, perché troppo complesso per la velocità del web.
Tutto è perduto, dunque?
No, i rischi si possono vincere, le tendenze si possono invertire.