Abbiamo tutti una necessità in comune: il cambiamento. Talvolta, però, si è talmente stanchi del flusso di cambiamenti che ha caratterizzato la propria esistenza che non ci si sente pronti ad affrontarne un altro. E poi un altro ancora. Il nostro mondo interiore, però, guarda al cambiamento come a un’opportunità da non perdere. Questa attitudine è alimentata da un bisogno biologico di crescita e apprendimento ma anche dal nostro desiderio inconscio di novità ed eccitamento.
Le nostre cellule ci chiedono di cambiare. Il nostro cervello ci spinge verso la conoscenza, ci chiede di restare sempre impegnati.
Temiamo il cambiamento ma non abbiamo scelta: il cambiamento è parte della nostra storia. Nasce con noi.
Cambiare è la chiave dell’evoluzione. Cambiare appartiene alla nostra esistenza, non possiamo farne a meno. La sola scelta che ci appartiene è di poter modificare la relazione con il nostro cambiamento. Per molti anni ho fatto un grande errore: ho cercato di frenare l’impeto del cambiamento. I risultati sono stati chiari: ero professionalmente guidata dall’esterno. Non una mia reale decisione, nessun passo avanti verso la mia natura più autentica, tanta fatica mentale, livelli di stress altissimi e una vita lontana dal mio scopo. Quello scopo che tutti abbiamo e che non solo rappresenta l’espressione del nostro talento ma anche un dono prezioso per l’umanità. Se noi non lo onoriamo al mondo mancherà sempre qualcosa.
La sera, prima di dormire, nascono milioni di nuovi sogni guidati dal desiderio di cambiamento. Ma la maggior parte di loro muore al mattino, quando diventa necessario compiere il primo passo verso il cambiamento, verso il proprio sogno. Cambiare è un atto di coraggio importante. La mia esperienza mi ha insegnato che due sono gli aspetti su cui lavorare per rendere la relazione con il cambiamento più costruttiva, efficace e generosa: chiarezza e ambizione.
Il primo grande passo da compiere per accettare il cambiamento, diventare consapevoli della sua esistenza, è avere una visione, un sogno trasformato in obiettivo. Potrebbe apparire banale definire cosa si desidera per il prossimo futuro. Ma non è questo il punto. La domanda non è «Cosa voglio cambiare o cosa voglio raggiungere?» la domanda che trasforma è
«Cosa ho cercato di cambiare e di ottenere negli ultimi 12 mesi?».
È rispondendo a questa domanda che si chiarisce in quale ambito della propria vita non si è applicata una visione concreta. Quando questo risulta chiaro inizia il tempo della ricerca. Quali sono le possibilità che abbiamo davanti a noi? Quali le opzioni tra cui scegliere? Cercare, approfondire, conoscere. Diventa difficile avere una visione se non conosciamo anche le più lievi sfumature di ciò che è possibile. E non possiamo conoscere se restiamo chiusi nella presunzione di sapere già tutto. Conoscere, scoprire e poi scegliere. Quale la migliore strada per noi? Quale l’opportunità? Quale lo strumento?
Ed è a questo punto che entra in gioco l’ambizione. Raggiunta la chiarezza, fatta la scelta, occorre aver quel profondo, potente desiderio di realizzare qualcosa di grande e di significativo per noi e per l’umanità. Qualcosa che sia grande davvero. Un sogno che ti butta giù dal letto ogni mattina, che ti chiede il meglio, che ti porta in orbita e ti spinge fuori dal tuo territorio più familiare.
Questo è il genere di sogno che cambia la tua vita e cambia il mondo.