C’erano una volta tre ragazzi di Cordovado, tre amici, legati da un filo indissolubile fin da bambini. Potrebbe cominciare così la storia di Federico Favot. Con il suo intervento dal titolo “Sempre la stessa storia” ha emozionato il pubblico di InspiringPR, che silenzioso l’ha accolto e ascoltato durante il suo racconto.
Quando pensava di aver raggiunto tutti i suoi obiettivi di vita, Federico Favot subisce un incidente stradale. Da qui la sua domanda: “Se fossi morto oggi, sarei morto felice?” No, è stata la risposta di Federico. Ed ecco che la storia cambia. Scopre di voler lottare per inseguire i suoi sogni, per raggiungere ciò che lo appassionava veramente.
Si accorse che i suoi coetanei, e lui stesso inizialmente, si accontentavano di un lavoro fisso, di una stabilità economica e affettiva, di una vita sicura che in realtà era d’ostacolo alla felicità e alla completa realizzazione di se.
Andando contro il volere dei suoi genitori, grazie ad una borsa di studio ottenuta dopo aver investito tutto ciò che aveva, iniziò così un percorso formativo che lo portò al diploma in tecniche di narrazione alla Holden di Torino. E da lì non si è più fermato: successivamente ha fondato l’e-commerce Famideal, la casa di produzione StoryMatch e l’omonimo software di scrittura.
Per lui sono tre i pilastri fondamentali di un buon progetto narrativo.
Raccontiamo sempre la stessa storia.
Ripetiamo sempre lo stesso schema narrativo: un personaggio all’inizio di qualsiasi storia è presentato nel suo contesto d’origine e, quando pensa di aver raggiunto l’apice del successo, qualcosa lo fa crollare. A questo punto il protagonista deve rialzarsi. Sarà il cambiamento “forzato” dagli eventi che gli permetterà di raggiungere l’obiettivo finale, quello più alto, quello che si potrebbe definire “il fine ultimo”. Generalmente infatti il protagonista ha due obiettivi: da un lato l’obiettivo esterno, che cerca di raggiungere nella prima parte della storia, dall’altro il cosiddetto obiettivo interno, che il protagonista sarà in grado di riconoscere soltanto nel corso del secondo atto della narrazione e che guiderà ogni sua azione successiva al fine di raggiungere l’obiettivo che scopre essere “il fine ultimo”, il suo scopo, la sua vera vittoria. Ogni storia è una storia di cambiamento e il protagonista per raggiungere l’obiettivo interno deve cambiare.
Le storie hanno un potere incredibile. Cerchiamo di dare un ordine e una conclusione a tutte le storie che incontriamo sul nostro cammino.
Per natura cerchiamo di dare un ordine e una conclusione a tutto ciò che ascoltiamo. Le storie simulano i problemi che l’uomo deve affrontare nella sua vita così, ci immedesimiamo nei personaggi e ricordiamo i racconti perché rappresentano una sorta di allenamento alla vita. Fin da bambini siamo spinti ad ascoltare storie con uno schema ben preciso che ci spinge ad appassionarci e immedesimarci nei personaggi a tal punto da spingerci inconsciamente a dare loro un finale ancor prima che la fine venga rappresentata per poter appagare la nostra sete di “dare un ordine e una conclusione”.
La nostra vita è una storia.
Siamo noi per primi a dover essere protagonisti della nostra vita, dei nostri obiettivi e del percorso che ci porterà al loro raggiungimento. Tutto ciò che accade nei primi 5 anni di vita ci influenza per sempre: ben venga perciò la creazione di nuovi schemi invece della rincorsa miope della narrazione voluta da altri per noi. Facciamo tesoro di ciò che siamo e cerchiamo di dare vita alla nostra personale, unica storia.
In questi pensieri Federico Favot ha trovato l’ispirazione per il progetto KUBITALES.
Kubitales, letteralmente cubo di storie, è un’applicazione che contiene fiabe classiche che attraverso dei dadi fisici, possono essere scomposte e riordinate. In automatico l’app rileva la posizione dei dadi e, una volta ricostruito il nuovo ordine narrativo, racconta al bambino la storia da lui creata.
App di gioco e audio libro interattivo insieme, dimostra come l’incontro di elementi diversi crei ogni volta qualcosa di nuovo. Cambiando la storia, creandone una propria, i bambini hanno il modo e lo spazio di imparare che possono decidere come influenzare la loro vita evitando che ne esista una sola. Potranno imparare che le storie possono essere vissute e create in modo diverso: ciò permetterà loro di trovare sempre nuovi finali, comprendere il valore delle storie degli altri, accettare e comprendere le diversità.
Allora perché raccontare sempre la stessa storia?