Qualche settimana fa mi ha contattato una ragazza che necessitava di una consulenza per la gestione della pagina Facebook della sua attività. Durante la conversazione, mi ha spiegato nei dettagli la sua problematica, dicendomi a un certo punto: “Quello che funzionava un anno fa, oggi non funziona più. È tutto cambiato e ho bisogno di aggiornamenti.”
Chiusa la telefonata, ho iniziato a riflettere su come avrei potuto aiutarla, ma la mia attenzione era stata catalizzata dalla frase su scritta.
Per la prima volta mi ero resa conto che Facebook e i vari social sono cambiati. Beh, intendiamoci non è che non lo sapessi. È il mio lavoro. È il minimo che ne fossi a conoscenza. Sono, però, talmente tanto abituata ai continui cambiamenti dei vari algoritmi, feed, layout, formato grafiche e conseguentemente a modificare strategia, piano editoriale, approccio all’utente che non vi presto più attenzione. Non mi soffermo più a meditare sul cambiamento. È un dato di fatto. È qualcosa che avviene a prescindere e che io devo saper sfruttare se voglio essere efficace nel mio lavoro e se voglio sperare di continuare ad avere un’occupazione.
Da qui, complice anche la richiesta degli amici di InspiringPR di scrivere qualcosa sul cambiamento, ho iniziato a ragionarci sopra.
Ogni volta che affrontiamo la tematica, pensiamo sempre a qualcosa di sconvolgente e che rivoluzioni totalmente uno o più aspetti della nostra vita e tendiamo a dimenticare i piccoli e costanti cambiamenti che avvengono nella nostra quotidianità lavorativa e personale. Siamo portati a considerare il cambiamento qualcosa di eccezionale, che avviene una tantum e che ci proietta verso strade ignote, di cui non conosciamo nulla. Trascuriamo il fatto che, invece, sia naturale, una costante e l’unica certezza che abbiamo.
Si cambia anche stando fermi o non facendo nulla. In molti ricorderanno le prime lezioni di filosofia della scuola superiore, durante le quali veniva spiegato il concetto eraclitiano del Panta Rei, tutto scorre, tutto cambia dentro e fuori di noi anche se non sempre ce ne avvediamo.
Il cambiamento è una “grandezza invariabile” della nostra vita ed è inevitabile.
“E allora perché il cambiamento incute tanto timore?”, mi sono chiesta. La risposta che mi sono data è che ci illudiamo di poter andare “contro natura” e di cristallizzare le situazioni, ma soprattutto ho riflettuto sul fatto che alcuni cambiamenti necessitano di un nostro intervento. Per realizzarli dobbiamo assumerci la responsabilità delle nostre azioni, di noi stessi, del nostro lavoro, delle vite che dipendono da noi e anche del fallimento che potrebbe derivare dallo stravolgere lo status quo personale o professionale. Le difficoltà maggiori sono, quindi, l’accettazione dell’incognito e di un eventuale fallimento.
È però essenziale ricordare che l’unico modo che abbiamo per poter migliorare è assumerci la responsabilità delle nostre azioni, di un cambiamento che è tanto più tormentato, sofferto, osteggiato quanto imprescindibile.