Nell’era digital e sempre più social sembra che il diritto di far notizia sia prerogativa ormai propria di ogni utente: Blog, networks e siti internet sono più che mai i veicoli attraverso i quali viaggia l’informazione oggi, alla portata davvero di tutti.
Possiamo senza alcun dubbio dire che il mare magnum della comunicazione sia sempre più fitto di notizie, vere o false che siano: ma quali sono gli elementi che permettono ad un lettore di riconoscere la vera informazione di qualità? È questo l’interrogativo su cui ci si sofferma sempre più frequentemente, domanda che viaggia parallela al riconoscere la rapida trasformazione del ruolo del giornalista e del comunicatore professionista oggi. Certamente la professione, che si trova oggi ad essere nel pieno di una fase di transizione – anche dal punto di vista deontologico -, è costretta ad adattarsi alle nuove richieste del pubblico.
Come è possibile allora preservare e continuare a portare alto il nome della categoria?
Lo abbiamo chiesto ad Alessandro Russello, Direttore del Corriere del Veneto.
A. Russello: Fare informazione oggi significa dare vita a contenuti interessanti, capaci di arrivare dritti al cuore del lettore o dell’utente, indipendentemente dalla piattaforma cartacea o digitale. Questo è l’aspetto fondamentale, capace davvero di fare la differenza. Un giornalista vero è colui che sa leggere con occhio attento la realtà che lo circonda in ogni momento; grazie poi agli strumenti digitali e tecnologici a disposizione oggi, un bravo reporter può documentare in real time ogni elemento, in ogni momento, in ogni luogo. La realtà che ci circonda è notizia. Facciamo un semplice esempio: se utilizziamo il nostro smartphone, un oggetto che ormai tutti possediamo, per riprendere il passaggio di vetture ad un qualunque semaforo, avremo due risultati di lettura. Il primo sarà quello di chi si “improvvisa” giornalista, che leggerà nella sua ripresa un semplice passaggio di automobili ad un semaforo in un’ora di punta; il giornalista vero invece vedrà nei pochi istanti ripresi quanti autisti passano con il rosso ad esempio, constatando o meno il senso civico degli automobilisti o l’inefficienza dei controlli dei vigili. Sono tante le sfumature che può assumere la realtà, basta saperla osservare con attenzione. Un’arte che solo un professionista sa praticare nel modo giusto.
Giovani praticanti, nativi nell’era digital, contro giornalisti esperti: qual è la differenza che si nota tra le diverse generazioni nel modo di fare giornalismo, e come possono collaborare insieme per raggiungere un risultato di qualità da offrire al lettore?
A. Russello: I ragazzi di oggi senza dubbio hanno una marcia in più per quanto riguarda l’utilizzo di piattaforme tecnologiche, si destreggiano e conoscono i segreti dei Social Networks, sono abili nel veicolare velocemente il messaggio. Ma non tutti i messaggi sono notizie: l’esperienza di chi ha alle spalle anni di carta e penna come strumenti sono senza dubbio una palestra che manca ai giovani, e che determina quella differenza sostanziale nel fare giornalismo che consiste nella selezione delle notizie vere, salienti e scritte con occhio critico. Un giornalista esperto è vecchio per l’era digital, un giornalista giovane è inesperto su come fare davvero un’informazione di qualità. La collaborazione, ma soprattutto lo spirito d’iniziativa: queste sono le chiavi del successo per raggiungere i goals che ci prefiggiamo ogni volta. La passione per un mestiere come questo è un’indole naturale, un’arte da affinare con la pratica e tanta gavetta. Un esempio può essere Youreporter: un canale in cui tutti possono essere reporter, canale ideato e realizzato da giovani giornalisti padovani che sono riusciti a dare diverse chiavi di lettura della realtà. Le voci diverse e le iniziative sono essenziali per realizzare contenuti davvero efficaci ed efficienti. Questi giovani professionisti hanno creato una piattaforma che ha allo stesso tempo unito la professione del vecchio giornalismo alla novità del digitale: un connubio perfetto. Ma la fatica, il lavoro, la passione per i giovani sono qualità che devono essere coltivate fin dalla culla della cultura, la scuola: da qui è necessario partire per elaborare quegli strumenti personali di critica e studio della realtà utili per diventare un bravo comunicatore.
Parliamo proprio di cultura: sembra che il settore culturale, all’interno dei quotidiani e dei siti d’informazione, stia perdendo voce a poco a poco a favore della cronaca e di temi meno “di settore”. La legge delle vendite ha davvero determinato una crisi che destinerà gli inserti culturali ad avere uno spazio sempre più ridotto?
A. Russello: La cultura sicuramente ha visto un leggero calo in questa particolare fase che tutta l’editoria sta attraversando, ma non per questo possiamo dire sia in crisi. I collaterali, gli inserti di approfondimento ed i numeri speciali rimangono una grande fetta del mercato editoriale che ancora oggi funziona e che sta riportando risultati soddisfacenti. Prendiamo l’esempio de La Lettura, lo speciale del Corriere della Sera in uscita la Domenica dedicato interamente alle sfaccettature del settore culturale: una vera chiave di lettura approfondita, studiata, redatta e curata da esperti di arte, musica e molto altro, che ha saputo imporsi nel panorama dell’informazione di settore. La fetta di lettori che negli anni ha conosciuto e letto assiduamente La Lettura sono gli stessi che oggi l’acquisterebbero indipendentemente dal quotidiano cui è legata. La versione digitale poi dà risultati ancora più positivi, segno evidente che anche se la lettura dei cartacei diminuisce a favore del digital, la vera informazione culturale viene riconosciuta e ricercata, selezionata dall’utente stesso ogni volta.
Versione cartacea contro versione online: la crisi dell’editoria ingloberà la prima a favore della seconda?