di Michela Giovanatto e Valentina Palla
“Feccia di gentaglia negra”, “squallida cagna”, “faccia di merda”. Rosy Russo apre così la plenaria dell’evento “Parole O_stili”, a Trieste il 17 e 18 febbraio. Centinaia di persone tra esperti comunicatori e interessati, non hanno voluto perdere quest’occasione per dire “Io non ci sto” e cercare di invertire la rotta della comunicazione ostile, che sempre di più pervade il mondo del web e quello reale.
Uno degli ospiti è stato Gianni Morandi, presente non in qualità di cantante bensì di comunicatore, grazie alla sua grande attività sui social. Con Alberto Fedel, partner di Newton Management Innovation, Morandi ha commentato alcuni suoi tweet e parlato del rapporto con fans e haters sul web, sostenendo come, a volte, sia meglio il silenzio all’istinto di rispondere con forza alle critiche.
“Anche il silenzio comunica” è uno dei dieci principi de Il Manifesto della comunicazione non ostile (che può essere firmato online, www.paroleostili.com.). Il manifesto promuove una comunicazione responsabile sul web come nella vita reale: come recita un altro principio, “Le parole hanno conseguenze” ed evidentemente, troppo spesso, lo si dimentica. Alla plenaria è intervenuta anche la Presidente della Camera Laura Boldrini, intervistata da Anna Masera (LaStampa), che ha descritto la rete come “una terra di nessuno” in cui fra i pericoli maggiori ci sono la diffusione dell’odio e delle fake news e sottolineando l’importanza fondamentale della corretta comunicazione.
Sabato numerosi relatori sono intervenuti nei nove panel in programma che affrontavano il tema della comunicazione ostile in vari ambiti. Nel panel “Giornalismo e mass media” è intervenuto il Direttore del Tg La7 Enrico Mentana che ha parlato del giornalismo spesso percepito come portatore di un’informazione malata o non più credibile. I giornalisti dovrebbero scendere dalla “torre d’avorio” aprendosi al confronto e accettando il cambiamento del mondo dell’informazione che porterà, tra vent’anni, alla scomparsa del giornalismo stampato. Questo passaggio non deve però spaventare: il bisogno di informazione rimarrà, sostiene Mentana.
Daniele Bellasio, Caporedattore centrale responsabile del Sole24ore.com, ha affermato che l’obiettivo del giornalismo deve essere quello di svolgere un servizio, ossia informare, senza manie di protagonismo, mentre Barbara Carfagna, (Rai-Tg1), ha parlato del pericolo che corrono i giornalisti nel dare informazioni false: esse sono armi capaci di generare guerre.
Cristina Lazzati, (Mark Up e GDOWeek), ha analizzato esempi negativi di pubblicità, rappresentanti la donna oggetto, il sessismo o addirittura la violenza in contrapposizione alle campagne pubblicitarie positive che promuovo la donna soggetto, l’educazione e l’uguaglianza. Alessandro Aquilio, Country Communication Manager IKEA Retail, ha portato l’esempio di IKEA e di come sia attenta sia alla comunicazione interna che a quella esterna, promuovendo l’uguaglianza fra uomini e donne, fra omosessuali ed eterosessuali.
Di grande interesse anche il panel dedicato a “giovani e digitale” i cui relatori si sono concentrati su come educare e autoeducarsi all’ambiente digitale per non renderlo tossico. Giovanni Boccia Artieri, sociologo e docente di comunicazione all’Università di Urbino, ha posto l’interrogativo su come imparare a stare assieme non solo in maniera tecnica ma anche emotiva: a tal fine è importante dedicare attenzione alla comprensione delle emozioni che trasmettiamo nell’ambiente digitale. Rosy Nardone, sociologa e ricercatrice dell’Università di Chieti e Pescara, ha descritto l’importanza di non guardare al virtuale come opposizione al reale ma come territorio di mediazione educativa in cui comunicare. Giovanni Ziccardi, giurista e scrittore, ha presentato una relazione sul rapporto tra odio online e adolescenti, evidenziando come i giovani, sempre più disinibiti, acquisiscono e imitano comportamenti di odio cercando consensi online: le tecnologie possono amplificarlo, con il loro raggio d’azione potenzialmente infinito.
“La ferita provocata da una parola non guarisce”: lo slogan di Parole O_stili è un segnale chiaro riguardo al mondo della comunicazione sempre più invaso e pervaso da rabbia, mancanza di rispetto, odio verso il prossimo. L’evento che ha reso Trieste capitale della comunicazione per due giorni è stato un’occasione stimolante e interessante: è necessario invertire la rotta, cambiare la tendenza, e “Parole O_stili” è la dimostrazione che, insieme, si può.