Ma la comunicazione è davvero cambiata?

Ma la comunicazione è davvero cambiata?

Sovente nell’ambito della nostra comunità professionale di comunicatori d’impresa e professionisti delle relazioni pubbliche ci interroghiamo se la comunicazione è cambiata negli anni, riflettiamo sull’avvento dei nuovi mezzi digitali, intendendolo come un elemento rivoluzionario della professione, cerchiamo di esplorare i fattori di cambiamento e le contromisure da attuare per non essere considerati obsoleti.

La mia esperienza però mi porta ad affermare che la comunicazione non è oggettivamente cambiata, piuttosto si è evoluta, si è arricchita. In questo breve testo proverò a condividere le mie sensazioni, sebbene ho una domanda che spesso ritorna di attualità, un quesito fondante in quest’epoca di grandi trasformazioni, ma anche una domanda che vorrei fosse persino un’esortazione per tutti i colleghi, per i soci Ferpi, per chi si accosta alla nostra meravigliosa professione:

se la comunicazione non è sostanzialmente cambiata, ma si è naturalmente e progressivamente evoluta, il ruolo e la professionalità del comunicatore si sono contemporaneamente evoluti?

Credo sia questo l’interrogativo cruciale su cui riflettere e, sicuramente, agire, per non essere messi ai margini del mercato, per riaffermare la consapevolezza dell’importanza del nostro ruolo, per mantenere fede al ruolo di riferimento che la Ferpi deve dimostrare e rafforzare.

Personalmente sono convinto che la comunicazione abbia nel tempo mantenuto i propri dogmi, gli elementi caratterizzanti e distintivi della professione, immutati anche di fronte a nuove complessità e rigenerazioni, che racchiuderei nelle seguenti attitudini e competenze: la capacità di costruire relazioni basate sulla fiducia, la sensibilità che ci consente di rafforzare il legame emotivo con i nostri stakeholder, la riconosciuta arte di narrazione, anche attraverso l’elaborazione e condivisione di visioni e mondi immaginifici, raccontando e facendo emozionare. Insomma, è evidente stiamo sempre e perennemente riferendoci alle attività di brand management, reputation building, storytelling, stakeholder engagement, e così via, in un turbinio di significati ed etichette.

Come esperti di relazioni pubbliche dovremmo in ogni ambito, confronto, piattaforma di comunicazione o dibattito, ribadire queste nostre caratteristiche distintive, per rimanere solidamente partecipi delle strategie aziendali, per essere riconosciuti come consulenti di vertice, per evitare che altri profili manageriali o professioni “ordinate” impongano il proprio punto di vista, la propria visione sulla comunicazione. Dobbiamo evolverci, anziché inseguire; dobbiamo imparare, anziché farci intimorire da quelle nuove tecnologieche sebbene diventino vecchie in modo repentino, da sempre possono aiutare a migliorarci.

L’evoluzione della professione passa dunque anche da un cambiamento di mentalità, dalla riscoperta degli elementi innovativi e creativi che la definiscono. Proprio per questo credo utile ricordare alcuni main findings e indicazioni tratte dall’annuale ricerca di EACD e Euprera sulla comunicazione strategica in Europa:

  • La “visualizzazione” come leva strategica: Con la costante e rapida evoluzione tecnologica il supporto visivo per la messaggistica di comunicazione è diventato fondamentale,  diversificandosi. La rapida crescita di reti sociali ha inevitabilmente creato un aumento dell’uso e dell’applicazione degli stimoli visivi. Ciò evidenzia che viviamo in una «società visiva» che basa una serie di importanti attività comunicative sui processi di «visualizzazione».
  • I professionisti della comunicazione, a livello europeo, testimoniano una trasformazione culturale verso l’ipermodernità, che si traduce in: gestire il cambiamento come fonte chiave della competitività; adattare rapidamente la forza lavoro; immettere creatività nelle proprie attività; sostenere l’etica della responsabilità.
  • Nelle organizzazioni  europee il benchmarking e la gestione della qualità rappresentano due settori emergenti con cui i comunicatori sono chiamati a confrontarsi in linea con le strategie aziendali.

Nel contesto organizzativo il benchmarking è

«un processo di misurazione sistematico e continuo attraverso cui monitorare il business dell’organizzazione rispetto ai leader aziendali in tutto il mondo per ottenere informazioni che aiutino l’organizzazione a migliorare la propria performance».

In conclusione, il cambiamento è insito nel processo evolutivo, anche professionale, e se vogliamo competere dobbiamo affrontare con determinazione, consapevolezza e serenità le nuove sfide dell’ipermodernità. Ferpi può certamente essere un supporto valoriale, un acceleratore di questa evoluzione, attraverso i percorsi formativi erogati, i servizi per i Soci, i contenuti e i temi condivisi attraverso i nostri canali, e certamente le piattaforme, gli eventi e gli appuntamenti per riflettere, discutere e crescere: InspiringPR è un perfetto esempio del nostro impegno, che certamente non cambierà.

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