È possibile fare cultura sui social network?
Questa è la domanda che Vera Gheno si pose alcuni anni fa quando iniziò a gestire il profilo Twitter dell’Accademia della Crusca e che ha retoricamente rivolto anche a tutti i partecipanti ad InspiringPR 2016.
L’entusiasmo che dice averla spinta ad accettare questa sfida è stato frutto sia di un’esperienza maturata dalla gestione del sito web dell’Accademia nel corso degli anni e sia dalla convinzione secondo cui un accesso ai canali social non potesse che giovare a questa storica istituzione. “Nel 2012 – afferma – non si comprendeva appieno la portata di queste piattaforme e l’importanza di esserci.” In aggiunta a ciò, ha menzionato quanto l’Accademia della Crusca fosse in quel periodo poco conosciuta e come moltissimi credessero che la sua presenza fosse relegata ai libri di scuola senza nessun legame con l’attualità.
Descrivendo i primi passi del suo “viaggio” è partita da una premessa a sua detta essenziale: noi, siamo gli unici animali che abitano questo pianeta dotati di facoltà di parola e, di conseguenza, non dovrebbe esistere essere umano che non consideri la comunicazione come importante. La lingua è, infatti, un codice e funziona solamente se c’è accordo sul farlo funzionare. Inoltre, la norma su cui si basa questo accordo non è scritto, e pertanto mobile nel tempo. Successivamente è entrata nel merito degli errori linguistici affermando come questi distraggono dal contenuto del messaggio. Citando un suo collega ha raccontato questo esempio a cui l’audience ha reagito annuendo con un sorriso sulle labbra:
Gli errori sono come una persona con l’alitosi: sebbene il suo discorso ricopra contenuti interessanti e rivelanti, veniamo totalmente distratti dall’alito cattivo e non vediamo l’ora che l’intervento si concluda.
La parte centrale del suo intervento si è concentrata sui punti deboli, da lei individuati, dello strumento internet. La prima debolezza riguarda la poca memoria che gli utenti hanno dimostrato sui social: è accaduto molto spesso infatti che ci sia stata la necessità di ripetere le stesse cose diverse volte a brevi distanze temporali. La seconda è inerente al bias cognitivo poiché è complesso far cambiare idea alle persone, specialmente se si trattano di certezze di lungo termine. La terza è il trolling: in internet, infatti, ci sono molte persone che di proposito disturbano la comunicazione. Inoltre, ha condiviso con il pubblico la sua strategia per cercare di sfruttare al meglio le potenzialità di questo mezzo che, ricorda, non è né intrinsecamente buono né intrinsecamente cattivo. Il primo punto della sua strategia, che ha sta portando ad un incremento di circa 100 utenti a settimana, risiede nell’approccio con gli utenti: l’Accademia non deve fornire solamente un servizio di consulenza, ma deve donare agli utenti gli strumenti necessari coerentemente con l’insegnamento di Eco secondo cui essere intelligenti non significa sapere tutto, ma significa sapere dove cercare le informazioni necessarie. Il secondo riguarda la concezione dell’accademia stessa: la cultura non deve essere a compartimenti stagni nei confronti di tutti gli altri aspetti della vita degli individui, ma deve allungare la mano anche verso la cultura pop e l’attualità.
L’intervento si è concluso citando l’elegante definizione di “Autorevole leggerezza” che esprime perfettamente l’essenza dell’Accademia della Crusca al giorno d’oggi da un lato così antica e dall’altro così moderna.